25 dicembre 2016

Genova - La sindaca condannata per omicidio, disastro e falso














24 marzo 2018 - La sentenza d’Appello ha confermato la condanna a cinque anni per disastro e omicidio colposo e falso, in seguito all’alluvione di Genova del novembre 2011, in cui morirono sei donne, tra cui due bambine.
L’ex sindaca viene condannata per una responsabilità precisa e non delegabile, che riguarda l’organizzazione della macchina d’emergenza di fronte a un disastro, che era stato previsto. Ad affidarle il ruolo di capo e coordinatore della protezione civile è la legge.
Si è discusso molto durante il dibattimento sulla presenza o meno della Vincenzi al Coc (Comitato operativo comunale) nelle ore in cui si consumava la tragedia. Per una parte della mattinata del 4 novembre 2011, infatti, la sindaca era altrove, al convegno di Smart Cities. Una circostanza che, in ogni caso, non è stata ritenuta attenuante. Anzi.

Il momento fondamentale che ha orientato il processo, risale in realtà al giorno prima, quando si tenne la riunione in cui venne deciso di tenere aperte le scuole e le strade, nonostante un livello di allerta massimo, che comprende il rischio della perdita di vite umane. «I ragazzi erano più sicuri nelle scuole», disse Vincenzi a caldo.
Un’amministratrice che ha sempre rivendicato con orgoglio le decisioni prese. Questa cifra, caratteriale e politica, si è però trasfigurata, nel corso del processo, assumendo agli occhi dei giudici l’aspetto di un atteggiamento processuale «poco empatico» nei confronti delle vittime e negazionista rispetto agli errori commessi.

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2018/03/24/ACy52pLC-alluvione_vincenzi_condannata.shtml

25 dicembre 2016 - Djala, imprenditore edile di origini albanesi, nell’alluvione del 4 novembre 2011 perse la moglie Shprese, 29 anni, e le due figlie, Gioia e Janissa, di 8 anni e 10 mesi (i morti in tutto furono 6) «Faccio la mia vita di sempre, cerco di sopravvivere al mio dolore. So anche di non essere l’unico al mondo ad aver avuto un lutto. Esistono i terremoti, le guerre. Ciò che proprio non riesco a sopportare è leggere le interviste di una sindaco appena condannata che si presenta come una vittima. Marta Vincenzi non ha mai avuto una parola di compassione per noi.».
La sindaco Marta Vincenzi è stata condannata in primo grado a 4 anni e 9 mesi per omicidio colposo, disastro e falso, per non aver chiuso scuole e circolazione in via Fereggiano, nonostante le previsioni ampiamente annunciate, e per aver falsificato la successiva ricostruzione dei fatti.
A Djala dopo la tragedia è stata riconosciuta la cittadinanza italiana con un procedimento accelerato: «Non mi interessa il denaro. Non importa se l’ex sindaco si sente innocente. Nelle sue dichiarazioni c’è solo politica, mai un ripensamento, mai una parola di pietà per noi».

vota su Diggita share su Facebook Twitter vota su OKNotizie