23 ottobre 2016

Massa - Neonato morto: condannate ginecologa e due ostetriche

Dopo sette anni si è chiusa una vicenda giudiziaria dolorosa per i genitori di quel neonato morto al Meyer dopo un’agonia di venti giorni.
La Cassazione ha respinto i ricorsi dei difensori delle tre imputate, una ginecologa e due ostetriche dell’Opa, ospedale dove è avvenuta la nascita, confermando le condanne sancite sia in primo grado che in appello: otto mesi di reclusione, ma pena sospesa e non menzione, per Ivonne Paita (il medico) e otto mesi ad Annamaria Croce (nel frattempo andata in pensione) e Francesca Musetti.
Non solo: dovranno risarcire i genitori del piccolo con quattrocentomila euro e pagare le spese processuali. Un acconto di quanto poi verrà deciso in sede civile, dove verrà chiamata a rispondere anche l’Asl apuana.
Il piccolo era nato alla fine di aprile nel 2009 nel reparto materno infantile dell’Opa. Dopo il primo vagito presentava già gravi difficoltà respiratorie. Trasferito d'urgenza al Meyer di Firenze, era deceduto poco dopo.
La vicenda è finita nella aule di tribunale con due ostetriche e la ginecologa a processo con l'accusa di omicidio colposo. Secondo i genitori del piccolo se, un'ora e mezzo prima del parto naturale, fosse stato praticato un taglio cesareo, il loro bambino poteva essere ancora vivo.
Il magistrato aveva disposto la riesumazione e la ricognizione del cadavere. Disposta anche una consulenza su cui si fondava l'ipotesi dell'accusa recepita dal giudice. E che prendeva in considerazione il tracciato cardiotocografico. Un termine tecnico per indicare il monitoraggio, il rilevamento dell'attività cardiaca fetale e delle contrazioni uterine. Per i due periti il tracciato indicava una sofferenza respiratoria del piccolo tale da indurre a un intervento.
E per il pm e i suoi consulenti proprio la decisione di proseguire con un parto naturale era stata la causa dell'ipossia del bambino alla nascita. E i giudici, per tre volte, hanno condiviso la tesi.

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