19 gennaio 2016

Tolmezzo (UD) - E' donna la prima impiegata ASL furbetta del cartellino (licenziata)

Una pausa pranzo remunerativa: durava un paio d’ore, ma veniva pagata lo stesso, perché la dipendente usciva senza timbrare. Quando tornava, nel pomeriggio, timbrava due volte in pochi minuti l’uscita e l’entrata: così, all’ufficio paghe sembrava che la pausa fosse durata un quarto d’ora appena.
Un trucco redditizio ma scoperto (quasi) subito, e che è costato il posto a un’impiegata amministrativa dell’ospedale di Tolmezzo (Udine), licenziata in tronco mercoledì scorso dall’Azienda Sanitaria 3 dell’Alto Friuli. 
La donna vanta quindi il poco invidiabile primato di dipendente pubblico «fannullone» licenziato dopo la promessa del premier Renzi, che pochi giorni fa ha assicurato provvedimenti a tempo di record - entro 48 ore - a chi bara sull’orario di lavoro dimenticandosi di timbrare il cartellino.
«Ma guardate che è solo una coincidenza» assicura il direttore generale dell’Aas3 Pier Paolo Benetollo «non abbiamo approfittato di alcuna nuova norma, le leggi e gli strumenti per punire i trasgressori ci sono già, al limite sono difficili da applicare. Ogni caso fa storia a sé, e alcuni possono essere particolarmente complessi». 
In effetti, l’Aas dell’Alto Friuli ci ha messo qualche mese prima di prendere la decisione. Riunione della commissione disciplinare l’11 gennaio, licenziamento il 13 con delibera dell’azienda sanitaria: 48 ore, sì, ma con alle spalle mesi di indagini guidate dalla Procura di Udine e dai carabinieri. Filmati, fotografie, prove certe che quell’impiegata per i registri dell’azienda risultava dietro la scrivania, mentre in realtà stava pranzando a casa propria.
«Tutto è partito da una segnalazione» precisa Benetollo «poi c’è stata una grande collaborazione con gli investigatori. Potevamo scegliere la sospensione dall’incarico, abbiamo optato per il licenziamento: il caso era evidente, e il comportamento reiterato nel tempo». Il Friuli, assicura il dg dell’azienda sanitaria, è una terra operosa, e questo è il primo caso di dipendente pubblico «furbetto» della sua carriera.

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