19 luglio 2013

Valdagno (VC) - Avida di lusso, deruba l'azienda per cui lavora


Fa sparire 550mila euro dai conti dell’azienda per la quale lavora come consulente amministrativa. Schiava dei soldi, della voglia irrefrenabile di riempirsi gli armadi di vestiti e accessori rigorosamente firmati, per cinque anni la 55enne di Valdagno aveva agito indisturbata, forte della stima conquistata in ditta, di sotterfugi e carte false.
Quando l’hanno scoperta ha perso il lavoro; la casa e l’auto le sono state sequestrate, e così anche i gioielli e il suo amato «atelier»; e ieri è pure finita a patti con la giustizia, per una pena di un anno e otto mesi, che le è stata sospesa.
I titolari le hanno mostrato subito la porta, troncando il rapporto di lavoro che durava da una decina di anni.
«Avevo rubato soldi anche in passato a un’altra azienda, e anche in quel caso avevo perso il posto, ora accade di nuovo» ha pianto la donna. Era il gennaio del 2011, e gli ammanchi sarebbero cominciati addirittura dal 2005, fino a creare delle vere e proprie voragini in banca, raggiungendo la cifra stellare di oltre mezzo milione di euro: il tutto ovviamente all’insaputa della ditta che, quando è stata allertata da un istituto di credito, sconcertata e incredula, ha trovato riscontro nella contabilità.
Si è quindi rivolta alla Questura per formalizzare la denuncia, ricostruendo nel dettaglio il sistema utilizzato dalla collaboratrice per fare i suoi interessi. Si trattava di un giochetto semplice per lei, che teneva i rapporti con le banche e provvedeva ai pagamenti online, tramite home-banking: modificava la contabilità a suo favore e faceva firmare all’amministratore documenti con cifre ed estremi falsati. Così tutto risultava in ordine, impeccabile, mentre decine di migliaia di euro confluivano nei suoi conti correnti.
Una miniera d’oro buttata in capricci. Certo, griffati, capi di alta sartoria, ma pur sempre capricci che ora sono finiti sotto sigilli - e quindi, importabili.
Qualche settimana dopo la denuncia, con l’apertura di un’inchiesta per furto aggravato e continuato, il pubblico ministero di turno ha infatti disposto il sequestro di abiti e gioielli di valore e di beni mobili. Il tribunale, su richiesta della stessa ditta derubata, ha sottoposto a sequestro conservativo l’Audi della donna e la nuda proprietà della casa di Valdagno. Auto e casa che la donna, attraverso il legale, aveva offerto assieme ai preziosi come forma di risarcimento, senza però trovare il consenso della controparte, che intenterà causa civile per riavere quanto era stato risucchiato dai conti.
La partita con la giustizia è invece chiusa. Ieri per la 55enne è arrivata la condanna: ha patteggiato davanti al giudice Massimo Gerace un anno e otto mesi, pena sospesa, oltre a 300 euro.

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