12 marzo 2013

Firenze - L'infermiera deruba i pazienti che si sottopongono a endoscopia

La telecamera nascosta nella stanza dagli agenti della polizia postale di Firenze assolve in pieno ai suoi compiti. Le immagini arrivano chiare, nitide, e la scena è a tutti gli effetti inequivocabile. C’è una donna che fruga in una borsa, rovista con le mani al suo interno finché non trova qualcosa. Un portafoglio o del denaro o degli oggetti preziosi. S’infila il tutto con mossa rapida in una tasca del camice, rimette la borsa a posto e se ne va.
La scena si è ripetuta più volte. In almeno un caso, gli inquirenti assistono alla reazione stizzita della donna che, non trovando quel che sperava di trovare, appare visibilmente contrariata, per non dire proprio scocciata. La telecamera è rimasta lì, nello spogliatoio dei pazienti del laboratorio di endoscopia di Villa Donatello, per due mesi: dicembre e gennaio scorsi. Un tempo più che sufficiente, a un magistrato scrupoloso come il sostituto procuratore Concetta Gintoli, per chiedere al giudice per le indagini preliminari Anna Liguori l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Olivia Giarrè, trentasei anni, infermiera professionale di Villa Donatello. Il gip, a metà febbraio, ha così disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti della donna, assistita dall’avvocato Chiara Lombardo.
La sua posizione professionale è tutt’ora al vaglio della direzione della nota clinica privata fiorentina, che ha attivamente collaborato per cercare di stroncare un fenomeno — quello dei furti ai danni di pazienti sottoposti a esami che comportavano l’anestesia — particolarmente odioso, quant’anche imbarazzante per il buon nome della clinica.
Le immagini non sembrano lasciare adito a dubbi e nel corso di una perquisizione domiciliare è saltata fuori la ricevuta di un «Compro Oro» in cui, secondo l’accusa, sarebbe stata venduta una grossa catena d’oro di proprietà di un paziente della Villa che si era sottoposto a un esame. «Non si preoccupi, questa gliela tengo io»: avrebbe detto all’uomo che, sottoposto poi ad anestesia, si sarebbe accorto solo troppo tardi della sparizione del gioiello. Ma gli inquirenti, con la ricevuta recuperata dalla perquisizione, sono andati al negozio, scoprendo che la catena d’oro era stata venduta in pezzi diversi.
Ma sarebbero almeno più di cinque le contestazioni di furto, fra consumati e tentati, nei confronti dell’infermiera. L’ipotesi investigativa è che potrebbero anche essere molti di più, ma tali accuse sono procedibili solo a querela di parte e in molti casi i pazienti derubati hanno lasciato perdere.
Dagli accertamentiI della polizia postale è emerso che il modus operandi era sempre lo stesso: nel mirino della donna entravano le borse o gli indumenti dei pazienti del laboratorio di endoscopia, dove lei prestava servizio. Sottoposti ad anestesia totale, restavano intontiti e pertanto facili vittime di furti di denaro e oggetti preziosi. Inimmaginabile, al momento, il periodo in cui l’infermiera arrestata ha colpito gli ignari pazienti di Villa Donatello.
Messa di fronte a tutte queste evidenze, l'infermiera, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, ha avuto il coraggio di dichiarare
Non sono una persona che ruba
e ha espresso la volontà di continuare a lavorare nel campo dell’assistenza sociale.

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