8 ottobre 2012

Viterbo - Condannata la vigilessa che prometteva impiego in cambio di soldi

8 ottobre 2012 - Truffa e falso in atto pubblico e privato. La vigilessa della municipale di Viterbo, figlia dell’ex comandante della polizia locale, è stata condannata ad un anno, che sconterà agli arresti domiciliari.
Questa la decisione del giudice Rita Cialoni, a seguito della richiesta di patteggiamento a sei mesi avanzata da parte del legale Simona Bellezza.
La misura dei domiciliari era già stata accolta la scorsa udienza, mentre il truffato, l’uomo che le ha consegnato i cinquemila euro in cambio dei quali - stando alla vigilessa - avrebbe avuto accesso ad un posto di lavoro alla Presidenza del Consiglio, è già stato risarcito del danno subito.
Il malcapitato aveva consegnato mille euro alla truffatrice; tuttavia, insospettitosi, ha sporto denuncia ai carabinieri, intervenuti immediatamente ad arrestare la donna al momento della consegna dei quattromila euro mancanti.
La vigilessa, per rendere il raggiro credibile, aveva presentato all’uomo dei documenti su cui era apposto il timbro ministeriale.
http://www.newtuscia.it/interna.asp?idPag=44834

18 settembre 2012 - E’ finita in manette con l’accusa di aver proposto un finto contratto di assunzione a un cittadino viterbese.
Lei è Barbara Fede, quarant’anni, ispettore della polizia municipale in servizio a Viterbo e figlia dell’ex comandante della polizia locale Giulio.
Secondo l’accusa, avrebbe cercato di spillare 5mila euro a un suo concittadino e conoscente.
Stando alla ricostruzione degli investigatori, l’agente della municipale gli avrebbe promesso un impiego in un ministero a fronte di un acconto di mille euro. I restanti 4mila se li sarebbe fatti consegnare in un secondo momento. Ma a quel punto è scattato il blitz del Nucleo investigativo viterbese dei carabinieri, che ha arrestato la vigilessa.
Il finto contratto mostrato all’ignara vittima della truffa sarebbe stato curato nei minimi dettagli. Il documento recava persino un timbro della presidenza del consiglio dei ministri. Da qui, oltre all’accusa di truffa, anche quella di falso commesso da pubblico ufficiale.
Probabilmente, secondo la ricostruzione dei carabinieri, la donna contava sulla situazione economica disagiata del destinatario della truffa, disoccupato e con un figlio invalido.
L’indagine continua, ora, per accertare le proporzioni della truffa e se ci siano altre vittime. Chiunque fosse stato contattato, di recente, per offerte di lavoro, magari dietro pagamento, può rivolgersi al comando provinciale dei carabinieri di Viterbo.

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