15 maggio 2012

Modena - Vigilessa invia lettere hard a colleghe


Falso e ingiurie. Sono i reati da cui dovrà difendersi la vigilessa che secondo l’accusa avrebbe perseguitato tre giovani colleghe donne e un collega uomo con lettere anonime “a luci rosse”, telefonate mute nel cuore della notte e infine li avrebbe tempestati di bollettini postali da pagare redatti a loro nome per abbonamenti mai sottoscritti ad una raffica di riviste.
L’udienza del processo non è stata ancora fissata dal giudice monocratico che dovrà giudicare del comportamento della vigilessa, ma si suppone che il procedimento non avverrà prima del prossimo autunno.
La vicenda risale a qualche tempo fa, ma solo al termine delle indagini, dopo una denuncia delle tre vigilesse e del vigile, al’epoca nei confronti di persona anonima, la magistratura con la collaborazione della polizia giudiziaria, è stata in grado di risalire, identificare e incriminare l’autrice della “persecuzione”.
Ciò che non è stato ancora chiarito è cosa abbia spinto la vigilessa a mettere in atto, sempre secondo l’accusa, lo stillicidio di lettere anonime, telefonate e sottoscrizione di abbonamenti mai richiesti a riviste, alcune delle quali tra le più care dell’editoria, da Vanity Fair, a Glamour, da In sella a Home, da Marie Claire a Chi, solo per citarne alcune.
Solo durante il processo forse si capirà il motivo di tutto questo. Per ora, anche in sede di indagini, la vigilessa non avrebbe fornito risposte che potessero in qualche modo giustificare il suo comportamento. E sempre per ora restano in piedi una serie di interrogativi sul “movente” di queste “persecuzioni”. Forse una sorta di invidia per la bellezza delle tre giovani colleghe reclute nel corpo della polizia municipale? Forse un accantonamento nel lavoro a favore delle più giovani? O forse qualcosa di personale da coniugare con una gelosia non professionale?
Tutto pare in ogni modo riconducibile giusto all’arruolamento delle tre giovani e belle reclute, con il collega vigile che evidentemente deve aver giocato un ruolo nella successiva reazione dell’imputata, la quale proprio da quel momento, da quando si è trovata fianco a fianco con le tre giovani neo-arruolate, ha iniziato - sempre secondo l’accusa - a inviare lettere anonime, spesso indirizzate ai genitori delle tre giovani vigilesse, a fare telefonate mute in piena notte e poi gli abbonamenti.
Genitori delle tre reclute e parenti stretti del vigile che di fronte a questa situazione con un certo disgusto più che con preoccupazione, hanno iniziato a chiedersi cosa stesse succedendo ai loro cari. In quelle missive anonime infatti veniva spiegato, soprattutto ai genitori delle tre giovani, il presunto comportamento delle loro figliole da poco entrate nel corpo della polizia municipale. Non il comportamento in servizio, ineccepibile, quanto le presunte “abitudini piccanti” che le stesse avrebbero tenuto dismessa la divisa. All’agente uomo invece, sempre anonimamente, venivano inviate solo poesiole dove a mo’ di filastrocca si alludeva a presunte attività di natura sessuale che sarebbero intercorse tra “lui e le altre”. Il tutto spiegato senza mezze misure, con linguaggio più che esplicito, si può dire “a luci rosse”.
La persecuzione è andata avanti per oltre un anno. Nel frattempo le vittime di questa situazione venivano sommerse, come detto, da decine di bollettini di riviste e abbonamenti mai richiesti da saldare. Numerose di queste addirittura falsamente sottoscritte a nome dei genitori di una vigilessa. Inutili i tentativi di capire chi fosse l’autore di tutto questo. Esasperati i quattro, dopo essersi consultati tra loro, hanno deciso di sporgere denuncia. Con le indagini affidate alla polizia giudiziaria, la procura della Repubblica non ha impiegato molto a risalire all’autore delle lettere anonime, tra l’altro scritte a mano, alle telefonate notturne - i tabulati non mentono mai - e a chi aveva falsamente compilato gli abbonamenti alle varie riviste.
Quando gli inquirenti lo hanno riferito ai quattro querelanti, svelando loro l’identità dell’autore di una vicenda che non aveva lasciato indifferenti gli uffici di via Galilei, le tre vigilesse e il vigile si sono guardati in faccia con espressioni più che sorprese. Lettere, telefonate e abbonamenti erano stati opera di una loro collega, da anni in servizio nel corpo di polizia municipale. E nei cui confronti non è stato preso ancora alcun provvedimento disciplinare.

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