23 maggio 2012

Milano - 1 anno e 4 mesi all'impiegata che percepiva pensione del padre morto da 3 anni

5 dicembre 2011 - Ha continuato per quasi tre anni a incassare la pensione del papà deceduto, più l'indennità di accompagnamento: 1800 euro al mese in più le facevano proprio comodo, anche se lei, impiegata milanese di 55 anni, prendeva un discreto stipendio, come anche il marito e la figlia. La donna è stata arrestata dai carabinieri venerdì scorso alla filiale della Banca Popolare di Sondrio in via Monte Santo, nel centro di Milano, dove l'impiegata, Luigia S., si era recata a ritirare 2.500 euro (doppia rata di dicembre) nella banca dove il padre aveva il conto corrente. Conto su cui anche lei aveva la firma. Era la 36esima volta che ritirava la pensione, per un totale di 60.037 euro indebitamente percepiti.
La scoperta è avvenuta tramite l'Inps di La Spezia, presso cui evidentemente il genitore deceduto aveva qualche pendenza. E' stato l'ufficio spezzino a informare l'Inps di Milano dell'avvenuto decesso: così è scattata per la donna, che si presentava puntualmente ogni 2 del mese in banca a prelevare la somma dal conto corrente del genitore, la trappola dei carabinieri. Processata per direttissima sabato 3, con l'accusa di truffa aggravata e continuata, l'impiegata è stata rimessa in libertà dopo la convalida dell'arresto e l'udienza è stata rinviata in modo da poter permettere all'Inps di costituirsi nel procedimento. Come si è scoperto durante l'udienza di sabato, marito e figlia non sapevano nulla della truffa: per giustificare le somme di denaro extra, l'impiegata aveva raccontato di aver avuto una promozione, per cui il suo stipendio sarebbe raddoppiato.

Poverina, non sapeva come uscirne
Quando i carabinieri in borghese l'hanno avvicinata, allo sportello, Luigia S. ha detto di «aver cominciato una o due volte a ritirare i soldi» e poi di essersi abituata «al maggior introito» e dopo un po' di mesi di «non sapere più come fare per uscirne», anche perché a quel punto sarebbe stato difficile dichiarare in ritardo la morte del padre e non subire conseguenze. Peraltro, secondo quanto spiegato dai carabinieri della Stazione Moscova, l'impiegata, che guadagna poco meno di 2 mila euro al mese, è sposata con un uomo che ne percepisce altrettanti, ha una figlia grande e una madre che a sua volta percepisce pensione e indennità, e non era certamente in uno stato di «necessità».

23 maggio 2012 - Per tre anni ha ritirato la pensione del padre scomparso. Fino a quando i carabinieri le hanno messo le manette ai polsi davanti allo sportello della Banca popolare di Sondrio dove Luigia S., 56 anni, s'era presentata lo scorso novembre per prelevare i 2.500 euro accreditati dall'Inps. Ora la donna, sposata e madre di una figlia, è stata condannata dal giudice Bruno Giordano a 1 anno e 4 mesi di carcere (pena sospesa) per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. Luigia S. dovrà anche risarcire i 60.067 euro ricevuti «senza titolo» dall'Inps che s'è costituito parte civile. La truffa era stata scoperta dopo una segnalazione all'istituto bancario. L'arresto era stato convalidato e la donna rimessa in libertà.
Nel frattempo i legali della 56enne avevano avviato l'iter per il patteggiamento, facendo sapere di voler restituire la pensione «in eccesso». Non è stato così, però, e il giudice l'ha condannata con la condizionale: se non restituirà i 60mila euro all'Inps entro 30 giorni (da quando la sentenza passerà in giudicato) la donna finirà in carcere.
La donna s'è giustificata dicendo che doveva pagare la badante alla madre anziana e malata. Eppure mettendo in piedi la truffa ha, per assurdo, danneggiato proprio la madre che altrimenti avrebbe avuto diritto alla reversibilità.

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