23 novembre 2011

Se per la onorevole l'italiano è un optional

L'onorevole ripetente Michaela Biancofiore dovrebbe ricominciare dalle aste. O almeno dalle vocali: a-i-u-o-l-e. Perché una cosa deve mettersela in testa: deve piantarla di difendere l'italianità dell'Alto Adige commettendo strafalcioni mostruosi non solo per un deputato ma per un somaro della seconda elementare.
Si è schiantata sugli accenti («dò», «stà», «pò»), ha detto che gli avversari la vogliono «distrutta, annientata, denigrata, scanzonata» (voce dello sconosciuto verbo michaeliano «scanzonare»), ha inventato «l'amantide religiosa». Creatura che, con l'apostrofo lì, è ignota in natura. Insomma: un disastro.
In nome dell'Italia, dell'italianità e della lingua italiana, la Biancofiore la smetta di scrivere, come ha fatto su carta intestata, spingendo Emiliano Fittipaldi a riderne su l'Espresso, che si trattò di un accordo preso «senza sentire n'è i dirigenti del Pdl n'è verificare la sensibilità dei nostri elettori...».
Ma chi l'ha promossa in terza elementare? Pensa di avere, come deputata, l'immunità ortografica?

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