24 novembre 2011

Piazza Armerina (EN) - L'avvocatessa coordinava la gang delle rapine in banca

Rapinavano banche in tutta Italia e riuscivano sempre a portare a termine i colpi grazie alla loro organizzazione.
Gli investigatori della squadra mobile di Enna e del commissariato di piazza Armerina, dopo oltre due anni di indagini, la notte scorsa, hanno arrestato 22 componenti della banda, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine. Almeno 30 i colpi attribuiti al gruppo, per un bottino complessivo di oltre 600 mila euro.
L’indagine, denominata “Travelling riders”, avrebbe preso spunto da una serie di cinque rapine, commesse con taglierino, a piazza Armerina tra l’agosto del 2008 e il novembre del 2009. Dallo studio delle celle telefoniche sarebbero emersi dei numeri ricorrenti che sono stati messi sotto controllo, con i relativi intestatari.
Ulteriori intercettazioni incrociate con lo studio dei tabulati, l’analisi delle immagini dei sistemi di sorveglianza, pedinamenti e appostamenti svolti in tutte le zone in cui veniva segnalata la presenza degli indagati, avrebbero permesso di far piena luce sull’organizzazione criminale.
Stando alle indagini è emerso che a capo della banda ci sarebbero due pregiudicati catanesi di 37 e 38 anni che organizzavano e pianificavano l’attività di tutti gli altri membri del gruppo, stabilendo luoghi, tempi e obiettivi da colpire.
Le cellule della banda che agivano per le singole rapine sarebbero state scelte di volta in volta, e avrebbero trovato supporto logistico sul posto da parte dei numerosi basisti sparsi in diverse regioni italiane. Negli spostamenti sarebbe stata utilizzata spesso anche un’ambulanza, con tanto di malato vero all’interno, pare particolarmente efficace durante le fughe.

Per confondere le indagini, gli indagati pare fossero soliti cambiare di frequente le schede telefoniche, anche su consiglio dell’avvocatessa dell’organizzazione, arrestata con l’accusa di concorso esterno in associazione per delinquere. La donna sarebbe stata il collegamento tra i membri detenuti e quelli in libertà, trasmettendo informazioni e messaggi. Inoltre sembra tenesse al corrente i membri del gruppo sulle indagini in corso, occultando anche materiale compromettente.

Durante le conversazioni telefoniche i rapinatori avrebbero utilizzato una terminologia in codice, definendo come “cantieri” le banche da colpire e “operai” i membri del gruppo designati a commettere la rapina. Pare che l’organizzazione prevedesse anche una sorta di assicurazione in caso di arresto di qualche membro, tanto che i complici rimasti in libertà pare si occupassero di fornire sostegno economico ai familiari degli arrestati, di pagare l’assistenza legale per i processi e i viaggi dei parenti per effettuare le visite in carcere.
Gli arresti sono stati eseguiti a Enna, Catania, Caltagirone, Augusta, Messina, Giarre, Reggio Calabria, Roma, San Gimignano, Ascoli Piceno, Cremona e Milano.

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