26 ottobre 2011

Fasano (BR) - Una insegnante pretende tangente, minacciando perizia sfavorevole per l'eredità

Si arricchisce di particolari la vicenda giudiziaria – pendente innanzi al Tribunale di Brindisi - che vede coinvolta una fasanese e che balzò agli onori delle cronache il 22 giugno scorso quando i carabinieri arrestarono il medico genetista cegliese Cosimo Barletta, perché accusato dalla fasanese Teodora Rosato di averle chiesto denaro per “sistemare” una perizia ordinata dal giudice per verificare la paternità della donna.
Questa mattina (26 ottobre) i Carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Brindisi hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, nell’ambito del procedimento penale che ha origine dalle indagini a carico del genetista Cosimo Barletta, nei confronti di Rachele Gemma Calandriello, 59 anni insegnante, residente a Potenza. I militari dell’Arma brindisina hanno infatti notificato l’ordinanza di custodia cautelare recandosi proprio nel capoluogo lucano ed operando con il supporto proprio dei Carabinieri di Potenza.

La storia.
La signora Teodora Rosato, 50 anni di Fasano, poco prima che la madre morisse venne a conoscenza che il padre, a lei fino ad allora sconosciuto, era un bancario single morto molti anni prima, Giuseppe Guarini, che aveva avuto una relazione con la madre della Rosato, dalla quale era nata una bambina. Secondo la tesi di Teodora Rosato basata sulle rivelazioni della madre prima di morire, Giuseppe Guarini non ne aveva voluto sapere di riconoscere la figlia.
Dopo la morte della madre e dopo essere venuta a conoscenza del segreto custodito dalla madre per anni, la Rosato si era rivolta al giudice, il quale aveva ordinato il prelievo del Dna dal defunto per compararlo con quello della donna.
E qui che è entrato in ballo il genetista Cosimo Barletta, nominato Ctu dal giudice ed incaricato di eseguire la comparazione del Dna. Barletta fu arrestato nel giugno scorso dopo che la fasanese gli consegnò duemila euro. Lui sostenne che quei soldi gli erano stati dati per un esame genetico personale che la Rosato gli aveva chiesto. Le versioni sono rimaste le due contrapposte. Barletta, comunque, pur di uscire definitivamente da questa vicenda, chiese di patteggiare e fu condannato a due anni e otto mesi.
Questa mattina, poi, un ennesimo capitolo della vicenda. I Carabinieri di Brindisi hanno notificato, come dicevamo, una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, nei confronti della insegnante 59enne potentina Rachele Gemma Calandriello.
A seguito di articolate attività d’indagine disposte dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, Giuseppe De Nozza, era emerso che il dottor Cosimo Barletta, nominato appunto Ctu in seno al procedimento civile relativo al riconoscimento della eredità contesa tra la signora Rosato e gli altri eredi, aveva indotto una delle parti in causa, precisamente la 50enne fasanese, a promettere una somma di denaro, successivamente quantificata in euro 50 mila, sotto la minaccia velata di rendere una perizia sfavorevole agli interessi della donna.
A seguito dell’arresto in flagranza di reato del genetista, i Carabinieri della compagnia di Brindisi, coordinati dallo stesso magistrato, hanno svolto ulteriori indagini dalle quali sono emersi inequivocabili e gravi indizi di colpevolezza a carico della insegnante potentina. In particolare dalle attività investigative è emerso che la donna, qualificatasi come una collaboratrice del dottor Barletta, avrebbe indotto la 50enne fasanese ad accordarsi con il Ctu per garantirle il buon esito della perizia.
Da ciò il Gip del tribunale brindisino, su richiesta della Procura, ha emesso una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti della Calandriello, ritenuta responsabile del reato continuato di concussione, in concorso con il dottor Barletta.
Nel corso della attività svolta questa mattina a Potenza dai Carabinieri di Brindisi sono state effettuate anche diverse perquisizioni nel corso delle quali è stata rinvenuta varia documentazione ritenuta utile al prosieguo delle indagini ed all’accertamento di ulteriori eventuali responsabilità.
Si arricchisce di particolari, dunque, la vicenda legata alla eredità contesa del defunto bancario fasanese Giuseppe Guarini.
Nelle settimane scorse, come si ricorderà, dopo l’arresto del genetista cegliese, il giudice civile Antonio Sardiello ha dato incarico ai medici Mario Criscuolo, oncologo, e Giovanni Quarta, ematologo, entrambi dell’ospedale Perrino, di effettuare il prelievo del Dna sui resti del bancario.
I due medici hanno così effettuato, presso il cimitero di Fasano, la riesumazione della salma di Guarini, deceduto 31 anni fa, ed hanno prelevato dai resti il materiale organico ritenuto sufficiente per effettuare la comparazione del Dna, ovvero alcuni denti, capelli e un pezzo di mascella.
I due periti hanno chiesto sessanta giorni di tempo per depositare l’esito della perizia, che servirà a stabilire se l’uomo ha lasciato una figlia oppure se la donna che pretende di essere riconosciuta come tale non dice il vero.
fonte

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