6 luglio 2011

Roma - Maxi-truffa da 600mln di euro: arrestata la segretaria "scaltra e fredda"

Custode di documenti "delicati" e "compromettenti", fu lei ad avvisare delle perquisizioni Cesare Pambianchi lo scorso 14 giugno, quando il numero uno della Confcommercio finì in manette per la megaevasione da 600 milioni di euro insieme al socio Carlo Mazzieri.
È stata arrestata ieri dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria, su disposizione del gip del tribunale di Roma, Giovanni De Donato, Ines Aschi, segretaria dello studio commerciale Pambianchi&Mazzieri. Era indagata sin dall'inizio, ma ieri ai suoi polsi sono state messe le manette. Era lei a gestire le spese correnti dell'ufficio: un giro di rimborsi e bonifici destinati principalmente a Gran Bretagna e Bulgaria, dove le società dei clienti dello studio venivano trasferite per evitare il fallimento e il pagamento delle imposte. "Scaltra" e "fredda", si legge nell'ordinanza che accoglie l'impianto dei pm, Francesca Loy, Sabina Calabretta e Francesco Ciardi, la sua era una funzione "logistica", che testimonia la rilevanza del suo personaggio nell'ambito dell'associazione per delinquere. Una sorta di "organizzazione imprenditoriale della frode fiscale e fallimentare". Per questo, secondo il giudice, sussiste il concreto pericolo che l'indagata, se lasciata in libertà, possa reiterare il reato e inquinare le prove. Due, in particolare, gli episodi che hanno convinto l'accusa a chiedere il suo arresto: il 14 giugno a casa sua, i finanzieri hanno trovato una pen drive dai contenuti compromettenti. Materiale scottante che ha rafforzato un quadro indiziario già grave.
I documenti rinvenuti nella chiavetta sono gli stessi che hanno permesso agli inquirenti di decodificare il funzionamento illecito dell'associazione. In quella stessa circostanza, mentre consegnava la documentazione bancaria sequestrata, dichiarando di averla ricevuta solo in temporanea custodia da Roberto Celli, indagato ancora latitante, si "appalesa la sua scaltrezza nel tentare di allontanare da sé ogni responsabilità".
Qualità già dimostrata non solo nell'avviso della perquisizione a Pambianchi dello scorso giugno, ma anche quando, all'epoca delle prime perquisizioni, il 16 settembre dello scorso anni, allertò anche Celli per poi negare addirittura di conoscerlo. Eppure era lei a coordinarsi continuamente con i due faccendieri latitanti, Roberto Celli e Virgilio Colasanti, due indagati per cui la procura aveva richiesto le misure che però sono riusciti a fuggire il giorno degli arresti.

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