22 febbraio 2011

Verona - Una 17enne s'inventa una violenza ed accusa falsamente amica

Ha denunciato una violenza sessuale che in realtà non ha mai subito. L'ha ammesso la stessa diciassettenne una volta messa alle strette dagli agenti della squadra mobile: «L'ho fatto», ha spiegato, «perchè stavo cercando disperatamente di attirare l'attenzione dei miei genitori». Una maxi bugia, si è ancora giustificata la giovanissima, nata anche dallo stato di alterazione provocato dal consumo di hascisc, iniziato due mesi prima della denuncia.
La storia di questa giovanissima veronese nasce il 27 agosto dello scorso anno quando la ragazza si reca in questura a denunciare la (falsa) violenza subita due giorni prima nel palazzo della sanità in via Salvo D'Acquisto. La vicenda è emersa, però, solo in questi giorni perchè in quell'occasione, denunciò anche una sua amica M.C.Q., difesa dall'avvocato Simone Bergamini.
L'accusò di averle offerto uno spinello, fumato poi insieme ai giardini di Porta Nuova. La ventunenne era finita sotto processo per spaccio con l'aggravante di aver consumato la droga con una minorenne. È stata, però, assolta venerdì dal gup Paolo Scotto di Luzio proprio perchè la versione della minorenne non è stata considerata credibile alla luce anche della falsa denuncia sulla violenza. E pensare che la veronese di soli 17 anni, aveva descritto agli inquirenti fin nei particolari quella violenza.
La giovanissima aveva raccontato di essersi recata il 25 agosto verso le 17 al palazzo della sanità perchè voleva incontrare la sua psicologa. Stava attendendo l'ascensore quando si è accorta dell'arrivo alle sue spalle di uno sconosciuto. «Mi ha afferrato per i capelli, mi ha spinto dentro l'ascensore», recita la denuncia, «facendomi sbattere la testa contro la parete della cabina». E ancora: «Mi ha immobilizzato, mi ha alzato il vestito, mi ha tirato giù gli slip e... alla fine se ne è andato».
In realtà, il suo racconto sembrava far cilecca fin da subito. Già la visita al pronto soccorso aveva dato esito negativo senza il riscontro di alcun segno di violenza anche perchè si era presentata in ospedale a più di 24 ore dal presunto abuso subito. Ma a convincere gli investigatori sulla testimonianza farlocca erano stati soprattutto i movimenti del telefonino della studentessa. Il pomeriggio della falsa violenza di sei mesi fa, le chiamate e gli sms partiti da quel cellulare avevano interessato solo la cella vicino alla sua abitazione. Per ultimo, infine, non era previsto per quel 25 agosto alcun appuntamento con la psicologa.
Una denuncia affondata in un mare di bugie e fatta solo per attirare l'attenzione dei genitori. Ora la minorenne rischia una denuncia per aver calunniato la sua amica, indicandola come la pusher.

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